Storia della Casa di Giorno vista con gli occhi di una protagonista.
Nel 1986 in via Tornielli sono incominciati i lavori di ristrutturazione per preparare un’intera ala del palazzo ad ospitare gli anziani della città. Sì, secondo la intuizione del Vescovo del Monte e dei suoi collaboratori don Aldo Mercoli, il fondatore, e Mariella Enoch, doveva nascere la Casa di Giorno: un’opera significativa per rispondere ai bisogni della numerosa popolazione anziana della città e che tutti i cittadini di Novara avrebbero potuto sentire come un’opera e un’iniziativa di tutti, frutto dell’amore e della collaborazione di ognuno. Da subito era chiaro che si doveva chiamare “Casa di Giorno”. Una contrazione di “casa mia durante il giorno” cioè un secondo focolare.
Io ho avuto la grande fortuna di poter essere accanto a don Aldo fin dal primo momento, quando ha progettato la casa. Lui era un vulcano di idee in eruzione e per noi sono cominciati mesi di telefonate, articoli sui giornali, incontri. Si occupava soprattutto di sensibilizzare l’opinione pubblica, le istituzioni religiose e civili, di cercare, conoscere e appassionare i futuri volontari ed io, con l’aiuto di tanti parroci della città e dei presidenti di diversi quartieri, ho potuto prendere contatto con molti anziani della città e le loro famiglie. Sono andata a fargli visita a casa per conoscerne abitudini, difficoltà, gioie, paure, necessità e desideri e così si è instaurato un rapporto bellissimo di reciproca conoscenza e fiducia.
Nel formare i volontari don Aldo aveva un metodo squisito: in piccoli gruppetti andavamo a visitare esperienze di solidarietà in diverse realtà come Monza, Milano, Torino e quelle della nostra Novara. C’era sempre modo di confrontarsi per poi trovare il tempo per una pizzata, un gelato, per una visita culturale guidata… Insomma nell’arco di un anno si è creato un gruppo di una settantina di futuri volontari affiatati e entusiasti che hanno partecipato anche a un corso di formazione. Eccoci pronti il 15 ottobre 1988 per il grande giorno dell’inaugurazione al quale ha partecipato davvero tutta la città, seguita da due giorni di open-day.
Il 17 ottobre erano presenti 11 anziani ospiti per cominciare l’avventura. Un amico di don Aldo ci aveva regalato un vecchio pulmino e Massimo, un ragazzo che faceva il servizio civile, partiva ogni mattina per andare prendere a casa i primi ospiti.
Gli anziani però non avevano nessuna voglia di fare attività. Erano contenti di avere il pranzo servito, ma poi erano interessati a scambiare quattro chiacchiere, di essere ascoltati e soprattutto stare in compagnia.
Piano piano, è cambiato tutto.
Don Aldo arrivava tutte le mattine con il giornale, si sedeva in mezza a tutti, ospiti e volontari, e cominciava a leggere e raccontare le cose che succedevano a Novara, in Italia, nel mondo. Coinvolgeva tutti. Si parlava di tutto. Persone che si erano abituate a pensare ai loro malanni iniziavano a dimenticarsene interessandosi ad altro.
Una sera Stefano, altro ragazzo del servizio civile, ha raccontato che tutte le sere accompagnando a casa una signora era invitato ad aprire la buca delle lettere ma, esclusa la pubblicità, non restava nulla. Solo la delusione sul volto della donna. Colpiti ed ispirati dal racconto abbiamo deciso di fare una sorpresa agli ospiti, ciascuno di noi ha scritto un biglietto poi spedito al loro domicilio di ciascuno. Quanta gioia ed entusiasmo nei loro occhi quando, dopo due giorni, si sono presentati tutti alla Casa di Giorno sventolando ciascuno il suo biglietto! Abbiamo proposto di ritagliare e colorare dei biglietti da spedire a famigliari, anziani dei centri d’amicizia e tanti altri, da quel momento le giornate si sono riempite di attività oltre ad ascolto e parole.
Prima di Natale abbiamo ritagliato tante stelle che ognuno poteva portare a casa per regalarle ai nipoti, ai figli, ai vicini di casa. Ecco la scoperta e la gioia di poter fare ancora tante cose per gli altri, di poter rendere felice qualcuno… la voglia di fare qualche cosa era scoppiata!
Così tutto è cominciato.
Lungo gli anni ho visto crescere e fiorire l’esperienza della Casa di Giorno a 360 gradi. Sono fiera di poter dire che, con il grande impegno di tutti, la Casa di Giorno è diventata un vero gioiello.
Oltre ai volontari adesso c’è uno staff di operatori professionalmente ben preparati. Sono nate collaborazioni con tante associazioni del nostro territorio. Anche la mentalità, il vissuto e le attese degli anziani di oggi sono completamente cambiate.
Nel 2015 è arrivato il momento di andare in pensione. Ho passato il testimone a Valentina, attuale direttrice della struttura, che lavorava già da dieci anni con me nella Casa di Giorno. Per me è stato naturale entrare nel gruppo dei volontari e accettare di far parte anche del Consiglio Direttivo della Casa mettendo a disposizione la mia conoscenza storica di quella che sono certa sarà sempre un gioiello per tutti. Per gli ospiti e i loro famigliari. Per i volontari e gli operatori. Per la città di Novara.
Roswitha Geiger